#prima o poi ci crederò davvero
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theladyingray · 3 months ago
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Tutti i miei colleghi si sono laureati ed io mi sento una gran fallita 🤙🏻🤙🏻
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pietrarossa · 3 years ago
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Ora mi rendo conto di quanto io sia stata fortunata di aver avuto la possibilità di andarmene di casa, ricominciare una vita altrove e iniziare a capire qualche cosa in più di me, scoprire che non sono proprio un caso perso nei rapporti sociali e che forse valgo la pena come persona. Ci sono stati tanti, troppi momenti brutti in questi mesi in cui ero sicura che avrei mollato definitivamente. Ma poi non l'ho fatto, perché nonostante tutto c'è sempre qualcosa per cui vale il beneficio del dubbio, quelle cose belle che ti capitano solo quando corri il rischio ed esci dalle tue mura difensive. Lì fuori, anzi, qua fuori ci sono emozioni che vale la pena provare, anche se solo per poco. Non dico che bisogna fidarsi ciecamente delle altre persone, ma ci si dovrebbe affidare alla possibilità di un qualcosa di diverso dal nostro ordinario, qualcosa che ci spinge a fare meglio, essere meglio, per evitare di trascorrere il resto della nostra vita nella totale tristezza e solitudine. E probabilmente ci saranno giorni in cui non crederò neppure io stessa a queste parole, però le scrivo per ricordarmi che ci sono stati davvero dei momenti buoni e che prima o poi avrò di nuovo la fortuna di riviverli
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siamocresciutialcontrario · 3 years ago
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31/12/2021
Con un po’ di ritardo, anche quest’anno farò un breve riassunto di questo 2021. Ricapitolando:
Inizio l’anno con le persone più importanti per me, famiglia e amici. Qualche pensiero al passato ci va sempre, ma sembra tutto nella norma. Penso sempre che il “mio” peggio sia passato. Fine gennaio- inizio febbraio , va beh, c’è bisogno di parlarne? 🤣 Le persone o meglio, la persona conosciuta in quel mese è stata solo una dimostrazione che spesso gli anni che si hanno non combaciano con gli anni che abbiamo mentalmente. Solo una questione di culo trovare chi li dimostra davvero, ma anche quella persona mi ha lasciato una cosa fondamentale nella vita: l’esperienza. Periodo marzo/aprile nuovamente in lock ma almeno lavoro, vedo la mia bambina che riesce a rendere le mie giornate più leggere. Conosco un tipo e il primo pensiero è “ma chi è sto pischelletto?” ormai con i ragazzi l’ho presa un po’ alla presa per il culo , nel senso che penso siano tutti casi umani che hanno bisogno della psicologa di turno. Prosegue bene. Non male come terzo mese dell’anno, marzo. Esce su tutti i giornali un articolo che mi sta molto a cuore e che porterò dentro di me per sempre. Maggio: Stavolta mi sbaglio, io e #A stiamo bene insieme, sono tre mesi di frequentazione e a me sembra di conoscerlo da sempre. Cerco di andarci cauta (giuro, ci provo, ma chi mi conosce sa che nella mia vita non ci sono vie di mezzo , o tanto o niente 😅) e moooolto cautamente (😂) la nostra relazione dura ormai da 9 mesi. Luglio: 22 per l’esattezza. È il mio compleanno e io ho molta ansia. Ormai odio questo giorno anche se ci tengo a far credere a tutti il contrario. Dovrebbe essere un giorno speciale per me , ma in tutti gli anni trascorsi, è sempre stato deludente. Ero io che mi aspettavo troppo? Non so. Quest’anno invece è diverso. Vedo una luce diversa in me, nella mia vita, negli altri. Sembrerò una piccola sognatrice, ma credo che l’Amore faccia questo effetto. #A mi da tutte le attenzioni che ho sempre immaginato in una relazione e che non immaginavo fossero possibili solo perché mi erano state date di rado, in passato. #A è una persona matura che ha i coglioni per amare (e per amare me, credetemi, servono più che due coglioni oltre che la pazienza 😂) e, soprattutto, #A non è un caso umano che ha bisogno della psicologa di turno, altroché! E forse questo è stato uno dei motivi che mi ha spinta ad andarci piano con lui, il fatto di starmi per imbattere in una relazione diversa dalle altre , che non aveva il solito libro con la solita trama e lo sappiamo, il “diverso” fa strano un po’ a tutti all’inizio. Fin quando poi ho capito che in realtà ognuno riceve ciò che merita nella vita, per questo ci crederò sempre. Insomma, trascorro un compleanno stupendo, fatto di foto, risate, pianti, amici e lui. Agosto: una delle esperienze più belle della mia vita, Arezzo e Milano. Non ho bisogno di scrivere troppe parole a riguardo, anche perché ogni singola emozione l’ho impressa sul mio cuore. Dalla più piccola, alla più bella e pura. Alle risate, ai pianti di gioia, al cibo fuori ogni sera, ma anche alle lacrime di tristezza quando ero verso la fine dell’estate. Settembre: un’altra estate è passata e io voglio cercare di essere ottimista, ma stavolta c’è qualcosa che non va. No, il problema non sta in me o in chi mi sta affianco. Ho voglia di fare , TANTA voglia di fare. 21 settembre, incidente con l’auto ma ci è andata bene. Siamo stati miracolati e ciò mi aiuta ancora di più ad apprezzare la mia vita e PROVARE a trarne il positivo. Ottobre/novembre: continuo a pensare che questo posto non faccia più per me, credo sia arrivato il momento di aprire gli orizzonti. Ma stavolta non sarò impulsiva, questi sbagli lì ho già fatti in passato. Vorrei solo realizzare i miei sogni, i miei progetti, ma so che ci sarà tempo. Come ho scritto prima: io credo molto nella vita. Dicembre: Natale. Tra un virus e qualche variante sono sopravvissuta e sono arrivata anche al 31 dicembre. È tutto ok, sto bene per quel che posso, ma non sono soddisfatta al 100% della mia vita e questo non è da me. Il 2022 vorrei fosse la svolta. Ci spero ma soprattutto … ci credo.
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marquise-justine-de-sade · 5 years ago
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Il momento dei bilanci, di quelli che non immagineresti mai, che non hai messo in conto perché i conti non te li sei fatta . Il tempo delle decisioni, di quelle che mediti e ti fermi, ma in realtà le risposte le tieni dentro da sempre nascoste dalla paura di affrontarle. E' il momento del "sono troppo vecchia" ma "sono troppo giovane"... quei maledetti 40+ che ti dovrebbero donare saggezza ma a malapena ti concedono confusione.
Ed allora un passo è troppo e stare fermi non si può, così si impara a dondolare o forse a cullarsi tra gli "avrei voluto" e gli "ormai". E' il tempo dei conti che tornano ma di risultati non ne hai, il momento degli scontrini accartocciati in fondo alle tasche che non ti ricordi quando hai comprato nella vita tutto ciò che non hai scelto, le persone che avresti dovuto perdere e le convinzioni che alla fine non valevano poi così tanto. Il momento degli esiti per i quali non ti sei impegnata, che davvero non ci hai messo nulla, che sai che nella vita non sempre a scegliere sei tu ma non fino alla fine. Il tempo del "cambiare le cose tocca a me", quello del "credo che adesso" e del "non crederò più". Che poi chissà perché il tempo dei pensieri più profondi è quello di mezzo, che non puoi giustificarti con l'inesperienza e non puoi nasconderti nel qui e l'ora che ormai sei adulta. Ed allora ti scopri comprensiva con te stessa, impari ad abbracciarti e consolarti. Ti scopri amica e sostenitrice dei passi che hai compiuto, perché ricordi bene quanto a volte siano state pesanti le gambe, di quanto velocemente correvi per raggiungere gli errori più grandi, quelli che ti avrebbero cambiata per sempre e che attendevano di diventare bagaglio del tuo vissuto, che senza tutto sarebbe rimasto uguale a prima. E' il tempo del "sono stata" e del "sarò" e che ovunque ti condurrà la vita resterai sempre chi sei, forse più o forse meno, ma fedele a tutto ciò in cui hai sempre creduto.
(Ilaria Tirone)
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reds-98 · 3 years ago
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Continuo a ripetermelo a mo' di mantra.. chissà se prima o poi ci crederò davvero.
Forza Aurora, supererai anche questa.
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francesca-fra · 5 years ago
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Una settimana estatta, penso e ripenso, e non posso fare a meno di sentire quelle parole e rivivere quel momento, rivivo ogni gesto, ogni sguardo, ogni lacrima è come un coltello piantato nel cuore....E dire che appena due giorni prima facevamo l'amore e mi dicevi quanto mi amavi...
Difficilmente darò più così tanto di me a qualcuno, sarà difficile credere ancora in un altro uomo, dovrà prima dimostrare molto....
Un insieme di dolori che segnano profondamente, forse davvero mi servirà ad essere più dura e cazzuta e a farmi rispettare, ma non è certo una conquista.... Il rispetto dovrebbe essere la base sempre, in maniera implicita e comunque l'orgoglio non va a braccetto con i sentimenti veri, ed io ti amo e ti ho amato tanto.
Io ho sempre creduto in quel comandamento che dice: "NON FARE AGLI ALTRI CIÒ CHE NON VORRESTI FOSSE FATTO A TE", ma quando si parla di amore reciproco, ti affidi alla persona che senti di amare, ci vuoi credere fino all'ultimo respiro, cerchi sempre un nuovo inizio perché non riesci a immaginare la fine di qualcosa di così grande che porti dentro di te per lui, sopra ogni cosa.... Vorresti poter tenere al tuo fianco il tuo Amore per sempre, ma poi un giorno vieni preso a calci proprio da chi ami...
Purtroppo penso che certi giudizi facciano parte di un grado di maturità che si sviluppa solo se hai vissuto situazioni di un certo tipo, altrimenti, evidentemente, non puoi capire soprattutto se non hai la delicatezza e l'umiltà per accettare opinioni diverse dalle tue in quanto tratte da un'esperienza di vita decisamente più complessa e non molto fortunata.
Ho sempre cercato di fare di questo comandamento il fondamento della mia vita. L'ho applicato alla lettera! Ho sempre agito cercando di avere rispetto per tutti, anche per chi fa parte del mio passato, ma ha, a suo tempo, avuto un ruolo importante. Devo dire che anche il mio passato, ha sempre avuto rispetto per me ed è per questo che ho un ottimo rapporto con le persone che hanno fatto parte della mia vita, anche se ogniuno di noi ha poi preso la propria strada.
Mio padre un giorno, uno di quelli difficili, in cui stavo affrontando una separazione, mi disse: la vita è tua, ora cerca di non sbagliare più, fai i tuoi passi solo quando sarai sicura che potrai costruire qualcosa di solido. Fino ad allora, non coinvolgerci e soprattutto tutela i tuoi figli! Ebbene, l'ho fatto, per me, per i miei figli e per non deludere più la mia famiglia.
L'amore è una componente fondamentale e rara, quando ami, concedi la tua anima, ma ci vuole tempo, pazienza e razionalità per costruire intorno a quel sentimento una vita in due. Ci vuole solidità, comprensione, rispetto, forza e sostegno...avere un compagno non è sempre vivere su una nuvoletta ed i rapporti tra adulti non sono banalmente semplici e rosei. I problemi ci sono, ma è lì che si capisce chi davvero ti ama. Puoi mandarti a fanculo mille volte, per mille motivi, ma se davvero è amore, si affronta poi la cosa e si diventa forti, ma non si va a sopperire con altro, perché nemmeno ti puoi immaginare con un'altro e di certo non si può dire ti amo tanto per dire a chiunque, non esiste interruttore per fare attacca e stacca.
Sarò sbagliata, ma questi sono i valori che i miei genitori mi hanno scolpito addosso. E ci crederò sempre. E nonostante le cicatrici profonde che avevo e quelle che avrò... Non smetterò mai di desiderare un compagno di viaggio con cui ci sia una reciprocità vera! Non smetterò mai di desiderare L'AMORE e una vita decisamente normale, ma di famiglia.
Avevo immaginato che fossi tu il mio compagno di viaggio, ho cercato quella stabilità che ogni volta veniva annientata da discussioni su cose spesso piccole vicino ai PROBLEMI REALI DELLA VITA.
Come si può pensare ad un futuro in cui più ci si impegna, anche materialmente, ed in cui ci sono responsabilità grandi da gestire (i figli, il lavoro, la gestione di una casa) se non si riesce a vivere sereni nemmeno le normali cose quotidiane con molto meno in ballo... Come ci si può buttare... Come spesso mi è stato chiesto. Ci si butta solo con una base, forse a 20 anni, o da adulto sprovveduto, si può azzardare con due figli ed un trascorso. Le cose vanno sempre ponderate.
Il risultato... La delusione più grande della mia vita.
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tossicomaneideologico · 8 years ago
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Fede
"Penso che crederò prima o poi in qualche cosa" Non credo, sono di educazione Cattolica, conosco il precetto ma reputo la religione la più grande farsa mai messa in piedi nella storia dell'umanità. Ma la mia infanzia, alle volte mi fa qualche tiro mancino e cedo al desiderio di pregare qualche entità superiore perchè intervenga in qualcosa che sfugge alle mie possibilità, io che rifiuto per indole di credere perchè non accetto che tutto ciò che faccio sia in qualche modo manipolato da una qualcosa di incontrollabile. "Io sono padrone del mio destino, il condottiero della mia anima". Tornando al filo, al concetto, che mi trovo costretto ad esprimere, se qualcosa esiste ed è in grado di ascoltarmi lassù, Io Ti prego stammi di starmi a sentire perchè per iscritto non mi ripeterò, non mi ripeterò e basta. SOS, aiuto, per favore, non per me o per me..È per Lei, solo per Lei. Quindi o ci metti la mano tua, o una mano la dai a me per tirarla fuori. Non se lo merita, non l'ha mai meritato, e non posso vederla così, non deve stare così è se ci sei lo sai anche Tu. Non parla,non sorride,non reagisce, ha smesso, dice di aver smesso. Io non ci credo, non ci voglio credere, se ci pensi Tu meglio. Solo perchè alla fine, dovrò poter dire di averle provate davvero tutte, prima di riuscirci. Amen
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pezzi di vite altrui
eri un ragazzo molto indeciso. non sapevi che volevi farne della tua vita . diciott'anni. prima l'ingegnere , poi volevi costruire auto , poi fare economia e ancora andare alla marangoni. " voglio diventare fashion blogger" mi dicevi e poi ridevi fingendo di scherzare ma io lo sapevo che era così , che ti piaceva davvero. ore e ore davanti allo specchio " come sto ti piace ? i capelli amore i capelli come stanno? " io che ti dicevo sempre che eri bellissimo e tu facevi finta di non crederci, ma ti piacevi abbastanza e io lo sapevo. poi per la maturità volevi la macchina nuova e volevi andare con me lontano , volevi portarmi a Montecarlo che era il tuo posto preferito e forse un po' anche il mio. parlavi molto di te anche se ti professavi umile e non lo eri, nonostante non mi piace l'arroganza. arrogante ecco si, eri arrogante , sfacciato anche se ti fingevi l'opposto; timido , introverso. il ragazzo dei contrari, ma a me piacevi. " e poi dopo la maturità tu vieni da me passiamo l'estate insieme io voglio venire al mare da te" e ti piaceva come leggevo per te è una volta mi hai fissato a lungo dicendo che volevi avere in mente ogni centimetro del mio viso e io, io ci ho creduto. alcune volte ridevi un po' troppo forte , buttavi all'indietro la testa e strizzavi gli occhi e io me lo ricordo. ricordo anche io ogni centimetro del tuo viso, il tuo profumo lo tengo dentro le narici e quando lo sento per strada mi volto a vedere se ci sei tu. ormai non dovrebbe più importarmene di te ma non riesco ad odiarti, nonostante tutto io non riesco ad odiarti. quando parlavo di qualcosa che ti affascinava mi guardavi con i tuoi occhi grandi , mi facevi domande e volevi esprimere anche tu la tua, altre volte invece eri immerso nel tuo ego e non mi ascoltavi neanche, ma a me piacevi. ti ho asciugato i capelli un sacco di volte e ricordo ancora quando erano morbidi. e la tengo ancora la cicatrice che mi feci per saltarti addosso e la mia mano che finì sulla punta delle tue chiavi della macchina. hai comprato la macchina nuova e adesso ci porti lei. sei vigliacco , bugiardo, arrogante è pieno di te e hai lei e non me. spero che la porterai a Montecarlo, che insieme realizzerete tutti i progetti che avevamo fatto io e te perché voglio che tu sia felice, che almeno tu lo sia, perché anche se hai scelto lei io non ti ho mai smesso di pensare. per tutte le volte che ti ho potuto dire " ti odio" nei miei pensieri, ad alta voce sperando che tu mi sentissi, sei il ricordo più bello di questo anno che è andato via. e voglio solo che sei felice che un giorno mi dirai che mi hai lasciato perché era troppo difficile e stai con lei solo perché è più facile o perché non mi amavi quanto ami lei. potrai anche urlarmi in faccia che non mi hai mai amato , quello che vuoi, davvero, tanto io non ci crederò. mi hai amato forte e con tutto te stesso ma forse non era abbastanza. vorrei solo che un giorno mi dicessi qualcosa un semplice " come stai?" che non è mai arrivato. nonostante i pianti interminabili , le ubriacate che non sono servite a niente, i vuoti nello stomaco in piena notte quando ti avevo sognato e con le lacrime agli occhi come assalita da un incubo anche da sveglia mi dicevo " sono sola"; nonostante non ci credo più nell'amore , perché penso che tutti siano come te e quando vedo due che si tengono per mano vorrei urlare forte che mi fanno schifo che sono felici perché io non lo sono. mi hai cambiata in peggio : sono diventata più ansiosa , cinica , disillusa, inaffidabile , con gli occhi perennemente tristi e quasi insensibile. ma un posto per te c'è sempre dentro di me e non ti dimenticherò , credo mai. sarai sempre il ragazzo di diciott'anni indeciso che rideva forte e amava altrettanto forte
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mascheradaguerra · 4 years ago
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06.06.2021 - forever lost
Come base musicale per questo testo sto usando God is an astronaut - forever lost e detto sinceramente, l’ho sempre usato quando ancora usavo il portatile. È una melodia che mi porta nel profondo che mi fa capire ciò che realmente sento. E adesso mi sento totalmente persa, va bene creare una routine ma questa routine sta cominciando ad annoiare, è come se avessi bisogno di quel cambiamento interiore che mi permetta di essere felice e serena senza alcun senso di colpa per cui esisto. Non sono mai stata una di quelle persone sicure di sè stesse, forse all’apparenza ma all’essenza no, c’è sempre stato qualcosa che non andava bene in me, che fosse per l aspetto fisico o mentale. So di pensare diversamente dagli altri, so che vado contro al senso comune di esistere ma non riesco ad essere coesa ad una società, forse perchè mi sono sempre sentita sola, solo io nel mio mondo, solo io la protagonista di me stessa, solo io capace di interpetare la vera realtà quando invece la realtà si è concretizzata mi sono resa conto che non era poi così vero ciò che c’era nel mio pensiero e così facendo sono andata in conflitto, in conflitto con i miei valori, con la mia idea di vita e di relazioni umane trovandomi in un caos infinito di dubbi e domande a cui ancora non ho trovato risposte. Questa vita mi ha sempre creato speranze, angosce, dubbi ma non mi ha mai lasciato senza emozioni se non quando io non volevo vivermele, fino a quando mi sono messa gli occhiali da cieca per vedere solo ciò che volevo vedere ma non è così, c’è bisogno di completezza di consapevolezza, capire cosa realmente si è e cosa realmente si deve ottenere perchè ciò che definisce una persona non è solo l’idea che ha del mondo ma come agisce su di esso per poter dimostrare al proprio animo che può migliorare sia la sua realtà che quella che gli circonda. Il mio essere genuina è rimasto perpetuo nel tempo. Le mie reazioni sono rimaste quella di una bambina, nel senso che voglio governare il volere degli altri a piacer mio quando dovrei imparare a lasciar vivere gli altri come meglio credono e rispettare le loro scelte e i loro voleri ed io continuare a vivere perchè con o senza di loro rimango comunque io da sola persa nel mio mondo e devo io trovare la chiave per poter esprimere realmente la mia essenza senza dover sentirmi repressa da un qualcuno o qualcosa. Le persone prima o poi si dimostrano per quello che realmente sono, sta a noi decidere se le vogliamo nella nostra vita a discapito del nostro equilibrio o avere il coraggio di intraprendere un viaggio in solitaria dove bisognerà contare solo sulle proprie forze, solo su se stessi e sui proprio sogni e speranze. Io non voglio mai abbattermi, voglio poter farmi scivolare tutto lo schifo che il mondo mi butta, è da una vita che vogliono farmi credere che la vita è una merda, che non c’è una speranza un sogno, e io non ci crederò mai perchè ho visto con i miei occhi quanto può essere magico e inaspettato questo mondo, quanto le carte in tavola possono cambiare da un momento all’altro, da una parte si guadagna, dall’altra si perde,  è tutta una tendenza a voler avere una stabilità mentale ma non ci può essere stabilità mentale in un mondo che non è stabile, non può esserci una strada sempre dritta, indipendentemente da tutto si prenderà sempre una curva, una salita, una discesa, uno stop, una precedenza. Io non voglio più farmi governare dai sentimenti, voglio farmi governare dal raziocinio di comprendere che tutto è destinato a finire e allo stesso tempo cominciare, è il circolo della vita, è tutto ciò che possiamo sperimentare dobbiamo farlo senza alcuna paura, senza alcuna ansia, senza alcun timore dell altro, bisogna esprimere realmente la propria essenza perchè sennò ci potremmo pentire di non aver dato a noi stessi ciò che ci meritavamo davvero. Dobbiamo amarci follemente, dobbiamo essere grati di aver avuto la possibilità di aver trascorso un nuovo giorno senza problemi, o semplicemente averlo vissuto. Voglio continuare a volare anche quando il vento si farà più turbolento perchè prima o poi sorge sempre il sole e non bisogna aspettarlo bisogna andarci incontro.
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14/08/19
Non so se ti invierò mai questo messaggio ma in questo momento serve a me, mi serve per provare a mettere un punto alle mie mille domande.
Parto col dirti che non mi aspettavo che andassero così le cose, cioè, non fraintendermi, non sono scema, mi sono accorta che c'era qualcosa che non andava, ma pensavo si sarebbe risolto tutto, come abbiamo sempre fatto. A quanto pare, però, i tuoi dubbi su di me, su di noi, erano troppo profondi e vecchi per essere sanati. Ammetto che ci sono rimasta male, sapevo che non ami dire quando stai male o quando qualcosa ti turba, ma ci siamo sempre ripromessi che avremmo fatto uno sforzo in più, per non arrivare a questo punto. Sono la prima a cercare di tenere tutto dentro, lo sai bene, abbiamo avuto questa discussione migliaia di volte. Sono la prima che ha sempre cercato di non scaricarti i miei pesi addosso perché non volevo appesantirti, perché a dispetto di ciò che credi, ho notato più volte che non stavi bene, ma mi hai sempre detto che piano piano saresti riuscito a raccontarmi tutto. E allora ho aspettato e sperato che un giorno saresti riuscito a raccontarmi cosa ti turbasse. A quanto pare però ho sbagliato. Avrei dovuto insistere di più, ma si sa, con il senno del poi é tutto più facile.
Devo dirtelo però, le tue parole mi hanno fatto male. Davvero credi che non rinuncerei a un aperitivo per vederti? Credi davvero che io, se avessi potuto, ti avrei dato la luna? Beh, qualsiasi sia la tua risposta, sappi che avrei fatto qualsiasi cosa per te, per noi. Magari ho un pessimo modo per dimostrarlo, lo ammetto. Ma questo te l'ho sempre detto. So che non é una scusante valida ma ho sempre saputo che non sono in grado di dimostrare quanto io tenga un persona e ti ho sempre palesato questo mio difetto. Perché cosi come le cose brutte, anche le cose che mi rendono felice le tengo per me, in un piccolo scrigno che tengo con cura, cosicché non possano essere toccate.
Con questo non sto dicendo che io non abbia commesso errori, anzi tutto il contrario. Credo che tutti questi tuoi dubbi siano iniziati a causa della mia insopportabile insicurezza che mi porta ad avere ansie e problemi che, come hai sempre detto, sono pressoché mie invenzioni. Ecco, a questo proposito devo dirti una cosa che non ti ho mai detto. Non é mai mancata la fiducia nei tuoi confronti, mai. Da quando ti conosco non ho mai avuto un solo dubbio che tu potessi in qualche modo tradirmi. Le mie pare, nei suoi confronti, sono sempre stati causati da un'innata gelosia che avevo nei suoi confronti. Lei ti ha potuto vivere giorno per giorno, per anni. Conosceva abitudini e modi di fare che a me sono tuttora sconosciuti. É per questo che ho sempre avuto "paura" di lei. Lei poteva vantare di conoscerti molto meglio di me e sta cosa mi faceva impazzire. So che hai provato in tutti i modi a farmi capire che era tutto nella mia testa, ma purtroppo le mie insicurezze sono troppe. Ecco perché credo che sia colpa loro se é andata a finire così. E sai che ti dico? Che hai fatto bene ad allontanarti da loro, se potessi lo farei anche io. Purtroppo non posso e ci devo convivere. Speravo ci riuscissi anche tu, ma come posso pretendere che tu ci riesca se non ci riesco neanche io?
Ammetto che vorrei odiarti in questo momento, vorrei odiarti perché hai deciso di mollare. Vorrei odiarti perché hai preferito andartene piano piano piuttosto che urlarmi addosso che non stavi bene. Che io non ti facevo più stare bene. Vorrei odiarti perché meno di due settimane fa, al telefono, mi hai rassicurato dicendo che ero io che mi stavo facendo problemi inutili, che una volta che ci saremmo visti sarebbe tornato tutto a posto. Ma a quanto pare non ci credevi neanche tu. Non hai creduto che fosse un momento perché ti stai portando questo peso addosso da parecchio tempo. Odio definirmi un peso, ho sempre cercato di non essere un peso per nessuno, specialmente per te, ma a quanto pare non ci sono riuscita. Vorrei odiarti perché se mi avessi detto che lì, in quella fermata degli autobus, ci saremmo dati il nostro ultimo bacio, l'avrei fatto durare molto di più. E al diavolo l'autobus; quell'autobus che, non solo mi ha fatto staccare dalle tue labbra, ma mi ha anche portato definitivamente via, lontano da te. Vorrei odiarti perché mi avevi promesso che mi avresti protetta, e invece sono qui a piangere come una scema ogni volta che qualcuno prova a chiedermi come sto. Sai, penso che i miei armatori mi abbiano preso per una frignona...ma non hanno tutti i torti, sono patetica. Vorrei odiarti con tutte le mie forze ma non ci riesco. Sarà perché non riesco a capacitarmi che sia finito tutto o perché posso sopportare un po' di dolore rispetto a tutto il bene che mi hai fatto. Perché si, al contrario mio, sei riuscito a farmi innamorare di te giorno dopo giorno. Sei riuscito dove io ho fallito e mi dispiace. Perciò si, non riesco ad odiarti, al contrario, ti ringrazio. Ti ringrazio per tutto quello che mi hai dato in questi tre anni. Perché é da quando ti conosco che non hai fatto altro che proteggermi da tutto. Perché é da quando ti conosco che riesci a farmi spuntare il sorriso nei momenti meno idonei, riesci a farmi fare cose che con nessun altro vorrei rifare e che da sola ho paura di ripetere, é da quando ti conosco che mi fai sentire una regina, al di sopra di tutto e tutti. Per questo non smetterò mai di ringraziarti, per tutti questi anni che mi hai dedicato.
Più vado avanti a scrivere e più mi rendo conto che questa é una lettera d'addio...sono patetica no? Mi hai mollato e io sono ancora qui a scriverti. Eppure avevo bisogno di farti sapere questo. Non volevo che chiudessimo questi anni insieme con dei rimorsi, volevo che sapessi tutto questo. Anche se non cambia la situazione, anche se é troppo tardi. Penso che ora tu sappia tutto.
Sappi che non ti ho scritto questo per obbligarti a tornare con me, ci mancherebbe. Non voglio continuare una cosa sapendo che per uno dei due é morto tutto. Perciò ti chiedo solo di non rispondere a questo messaggio se pensi che non ci sia più nulla per noi. Non rispondere se credi di non riuscire a superare queste mie debolezze. Non rispondere se vuoi che volti pagina e vada avanti, perché se lo farai, se mi risponderai, crederò che c'è ancora una possibilità e non voglio illudermi. Scusami se non ti ho dato ciò di cui avevi bisogno, ci ho provato ma non é bastato.
Vorrei che le cose fossero andate diversamente,
Ti amo.
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andreasiobhan · 7 years ago
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“ 𝙉𝙪𝙫𝙤𝙡𝙚𝙩𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙡𝙪𝙜𝙡𝙞𝙤. “
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( Aberdeen, 30.07.2018 ) “ Questa rientrerà tra le lettere del secondo mese e ti devo dire la verità: ho un po’ paura. Mi dirai di non averne e mi ripeterai che tu sei qui per rendermi felice. Io ti crederò, sul serio, ma sai già che la mia testa crea dei film e paranoie che sono difficili per me da mandare via. La verità è che ho paura perché ogni persona a cui mi sono avvicinata e con cui ho cercato di avere una relazione se ne è andata dopo i primi due mesi. È una coincidenza su cui io faccio delle battute perché fa ridere, ma se poi mi soffermo a pensarci seriamente non mi fa così tanto ridere. Tu sei diverso e lo sento, lo vedo, ma la paura di essere abbandonata è costante dopo tutte le delusioni avute. Credo sia normale, mi viene automatico sentirmi così anche se so di dover andare avanti e superarla. Ci sto provando sia per me stessa, sia per te, perché non meriti in alcun modo di essere paragonato ad altre persone, non meriti di sentirti sempre come se dovessi dimostrarmi qualcosa per farmi stare tranquilla. A volte il mio cervello dimentica che finalmente il mio corpo viene abbracciato e tenuto al sicuro da braccia forti, fedeli e sincere come le tue e non da braccia che sanno trasmettere quella terribile tossicità di un rapporto che non funziona. Amo quando mi tieni stretta al tuo corpo e quando di notte diventi la mia coperta, perché mi fai sentire protetta, mi fai sentire come se fosse tutto giusto e corretto. È sano. Questo rapporto che abbiamo io e te è sano ed è la cosa più bella che io abbia mai potuto avere nella mia vita. Ho imparato a stare da sola, a breve mi trasferirò in una casa tutta mia e non ho paura di vivere con il silenzio. L’unica paura che ho al momento è quella di perdere l’amore che finalmente sono riuscita a provare per la primissima volta in ventitré anni. È un amore puro, dolce, giusto, quello che ti sorride e che ti fa sorridere. Ed io non voglio vederlo andare via, non voglio vedere andare via te. Il secondo mese per me è diventato simbolico, un punto critico, quindi lo sto vivendo con un po’ d’ansia e con il timore che tu conoscendomi sempre di più possa trovare, come gli altri, qualcosa che non vada in me. Ancora una volta, non meriti questi paragoni, non meriti questo mio modo di creare parallelismi con il passato, perché mentre penso queste cose, credo anche che tu tra tre, dieci, quattordici mesi sarai qui con me ed è un mix di sentimenti assurdo e confusionario. Io non credo ci sia qualcosa di sbagliato in me, in qualche modo riesco ad avere una briciola di autostima e mi sento perfetta per te. Mi sento la tua parte mancante, il tuo pezzo di puzzle complementare (com’è banale questa frase, eh?), mi sento semplicemente tua. Sono davvero tua come tu sei mio. Ed io ho l’ansia per queste secondo mese, ma allo stesso tempo ti voglio ringraziare perché nonostante l’inutile paura, durante questo secondo mese che stiamo ancora vivendo, io ti sento vicino come il primo giorno. E ti amo per questo, profondamente. “
( Dublin, 03.08.2018 ) “ Stavo pensando che queste nuvolette un po’ mi confondono perché dovrebbero essere del mese di luglio, ma sono anche di agosto, quindi non so se sto facendo bene i calcoli e tutto, ma spero di sì. Che poi, alla fine, le leggi solo tu, quindi cosa importa se sbaglio? Stavo pensando anche ad altre cose, quindi le scrivo mentre tu dormi. Mi addormento sempre dopo di te e mi annoio ogni volta perché non so mai che fare, non so chi prendere in giro, non so chi provocare. Allo stesso tempo mi piace il fatto che tu ti addormenti prima di me, perché mi piace pensare di notte e mi piace guardare come riposi beatamente (non in maniera inquietante). Non puoi saperlo, quindi te lo dico io che quando ti addormenti ti abbraccio o ti accarezzo piano la pelle perché nella mia testa se faccio questi piccoli gesti teneri, tu li senti e fai bei sogni. Non credo che questa cosa possa avere alcun senso, ma mi auguro che tu ogni notte possa dormire sereno a tal punto da svegliarti bene e rilassato. Ora, però sono seduta sulla sedia per scrivere sulla scrivania, ogni tanto mi volto per guardarti perché mi aiuta a trovare le parole da mettere su questo foglio bianco. Oggi ho pensato di essere estremamente felice e lo sono per merito mio. Credo sia uno dei più grandi obiettivi mai raggiunti, quindi sono molto soddisfatta di me stessa. Tuttavia credo che una parte del merito debba spettarti di diritto. Te l’ho detto a voce, ma te lo scrivo lo stesso: tu mi rendi una persona migliore. Ogni piccolo momento buio percepito da quando sei entrato nella mia vita si è trasformato facilmente in un momento di luce. Hai questa capacità meravigliosa di farmi ragionare, di farmi vedere le cose da un’altra prospettiva. Non mi giudichi, mi spieghi, mi stai vicino. Credo che quesi undici anni di differenza che ci separano sono forse uno degli aspetti migliori della nostra relazione, perché sei maturo e fai maturare anche me. Mi fai crescere, sono diventata una donna da sola, ma tu stai rafforzando il concetto di “donna” e della persona che sono. Tu dici di non fare nulla, e invece fai tutto. Fai qualsiasi cosa. Mi fai sentire amata ed è una sensazione meravigliosa. Non pensavo di poter mai empatizzare così tanto con qualcuno, ma con te è successo e sei il mio sorriso, quello che indosso ogni giorno. Ti guardo e ti amo semplicemente, perché esisti e ci sei davvero. Devo ammettere di avere il terrore di finire per scrivere sempre le stesse cose in queste lettere, per questo cerco di scriverle solo quando capita qualcosa che mi fa riflettere più di tutto il resto. Ora sto scrivendo perché stai dormendo nel mio letto, quello in cui ho dormito per anni prima di andare a vivere a New York. Dormi nella mia camera di quando ero adolescente, nella casa dei miei genitori. E sto pensando di amare ogni singola cosa di questa piccola vacanza che ci siamo concessi. Stai nel luogo della mia infanzia e della mia crescita, nel mio luogo felice. Sei nel mio spazio personale e vorrei che tu ci restassi per sempre, perché mi fa un bell’effetto, mi rende felice. Mi piace come parli con i miei genitori, mi piace come leghi con mia sorella. Sei tremendamente educato e non mi interessa se questo ti fa sentire come se tu avessi la puzza sotto al naso, ma la tua eleganza mi fa esplodere il cuore. La tua compostezza e discrezione mi fanno innamorare. Il tuo essere scherzoso e simpatico per appoggiare le battute di papà mi fanno sentire come se finalmente la nostra famiglia fosse al completo. E in realtà non c’è alcun dubbio, ora che ci sei tu la famiglia È al completo. Sei anche tu il mio posto felice. “
( Dublin, 04.08.2018 ) “ Ho questa grandissima necessità di scrivere anche oggi perché mi hai detto qualcosa di importante e voglio “documentarlo”. Voglio metterlo per iscritto, perché tra qualche anno voglio ricordare questo giorno e sorriderti. Non mi hai detto “ti amo”, questo livello lo abbiamo già superato, quindi niente di sdolcinato. Mi hai parlato di tuo padre e della tua famiglia, mi hai aperto il tuo cuore nella maniera più completa possibile. Agli occhi e alle orecchie sono subito risaltate la tua fragilità, la tua sensibilità e la tua sincerità. Sei un uomo così completo, Howard, vorrei tu potessi sentirti sempre grande e virile quando hai gli occhi un po’ più dolci, un po’ più vissuti. Sei estremamente bello quando mi parli, quando ti confidi. Mi fai sentire dentro di te, nel tuo cervello e nel tuo cuore. Oggi ti ho capito e stranamente ho provato un affetto particolare nei confronti di tuo papà. E non dico “padre”, perché mi sembra così autoritaria e distaccata come parola che io vorrei che tu riuscissi a sentirlo vicino anche con un termine semplice come “papà”. È più affettuoso, non trovi? Ed io credo sia importante sentire vicini i propri genitori, anche con le parole, perché sono fondamentali per la nostra esistenza. Oggi ti ho un po’ capito perché ho vissuto con Riley tutta la mia vita e credo che anche lei abbia passato quella terribile fase dell’adolescenza in cui voleva urlargli contro “non sei mio padre”. Non l’ha mai fatto, credo che la sua anima un po’ meno ribelle della tua l’abbia bloccata dall’esternare questo pensiero che io a volte leggevo nei suoi occhi. Non lo so cosa hai passato, non conosco la confusione che hai avuto, non so neanche come tu sia riuscito ad accettare fino in fondo questa realtà che ti è stata imposta, ma ho provato a mettermi nelle tue scarpe e mi sono innamorata ancora di più di te, perché da quanto ho potuto capire, sei un essere umano coraggioso e meraviglioso. Sei tutto ciò che di bello c’è nel mondo. Ed io non giudicherò mai te o la tua famiglia, perché chiunque sia stato a farlo, ti ha cresciuto alla perfezione, ha buttato basi solide per far sì che al mondo esistesse un Uomo completo come te. Ed io sono molto fiera di dire che tu sia il /mio/ Uomo. “
( New York, 08.08.2018 ) “ La data di oggi è buffa, hai visto quanti otto? Scrivendola mi è venuto in mente il tuo solito modo di dire “otto orizzontale” per dirmi che mi ami e mi amerai all’infinito. È una coincidenza molto carina il fatto che mi sia messa seduta a scriverti proprio oggi, non trovi? Avrei dovuto farlo prima, ad essere onesta, perché ho pensato di provare a scriverti ogni giorno, ma so già che non sarò mai così costante. A volte avrò da fare, altre mi farà male pure guardare il foglio di carta. Ora mi sto un po’ sforzando perché non voglio parlare con nessuno di questo fatto e posso farlo solo con me stessa. So che poi tu leggerai queste parole, ma non è rilevante, rimarranno un segreto, saranno nuvolette solo nostre e non mi vergogno di farti sapere ciò che penso. Oggi è stato difficile e immagino lo sia stato soprattutto per te. Non ti ho sentito per niente e ho avuto una fitta allo stomaco tutto il tempo. Ho cercato di distrarmi, quindi ti racconterò la mia giornata e conto sul raccontarti anche ciò che farò nei giorni a venire per renderti partecipe della mia vita: oggi sono andata da Anastasia, c’era anche Eryn. Sono stata bene con loro, mi hanno fatta un po’ ridere e come inizio di giornata non sembrava male. Devo essere onesta: ho un po’ faticato a ridere, ma in qualche modo l’ho fatto perché dovevo davvero provare a sentirmi meglio. Dopo pranzo ho visto Samuel. Ora penserai “Quindi io me ne vado e tu corri dal tuo ex?”, ma è chiaro che se io fossi corsa da lui non starei qui a scrivertelo. Mi serviva un’altra distrazione e lui è la persona migliore in questo campo, sai? Sa sempre come far sorridere qualcuno anche in momenti tragici. Gli ho dato il regalino fatto per suo figlio, alla fine gli ho comprato due “cuscini” (o peluche, non so come definirli..): uno a forma di sole, uno a forma di luna. Erano troppo carini per non prenderglieli. Sono tornata a casa di sera e.. Ed è stato triste. Non voglio che il tuo cuore si spezzi, ma lo sai da te che è una questione triste. Vorrei dormire, svegliarmi e leggere sul calendario “22 agosto”, perché sto cercando di capire come sopportare due settimane in questo modo e non trovo una soluzione. Non credo ce ne sia una, in realtà. A proposito, mi ha scritto la tua amica Khloe. È stata carina, credo l’abbia fatto di proposito perché sa che sei partito e voleva darmi sostegno morale. Credo anche che lei oggi mi abbia aiutato almeno un minimo, mi ha fatto piacere conoscerla. Tuttavia qualsiasi tipo di sostegno morale non mi aiuterà mai a colmare il vuoto che sento o a sopportare con maturità la mancanza che sento di te. E niente mi darà sicurezza quanto la tua presenza davanti ai miei occhi e tra le mie braccia. Vorrei poter avere altro da scrivere, questa lettera fa così schifo che mi vergogno persino a chiamarla tale, ma è davvero tosta, Howard, è difficile mettere nero su bianco questi pensieri e sentimenti che ho. Vorrei solo che tu fossi qui. “
( New York, 09.08.2018 ) " Mi ritrovo a scrivere sempre di notte, forse perché durante il giorno sono più impegnata e non ho davvero un attimo per stare ferma a riflettere. In questi giorni ho realizzato che avere una lista infinita di cose da fare mi aiuta a pensare di meno, ma ho anche realizzato che la notte è la parte più difficile. Non riesco a dormire, fisso sempre il soffitto, mi rigiro nel letto e non smetto neanche per un secondo di pensarti. Mi chiedo cosa fai, come ti senti, se hai l'ansia o se sei concentrato talmente tanto da non sentirla. Mi chiedo se ti sei fatto male o se il tuo corpo è ancora integro e vorrei stare lì per dirti che qualsiasi cicatrice o rottura non cambierebbe ciò che provo per te. Credo sia un pensiero un po' sciocco al momento, ma esistono persone che si vergognano di mostrare le proprie cicatrici ed io non vorrei mai farti sentire come se tu dovessi provare imbarazzo per quei segni indelebili. Mi chiedo se sia già successo qualcosa di grave, se i tuoi occhi abbiano già visto cose che non avrebbero dovuto vedere e, di nuovo, vorrei essere presente e al tuo fianco per ricordarti ciò che di bello c'è nel mondo, ma tu, dopo aver visto il peggio, saprai sorridere anche per dell'acqua potabile che fuoriesce dal rubinetto e ti basteranno poche cose per capire che al di fuori da quei campi distrutti ci sono una miriade di fiori. Mi chiedo tantissime cose ora che c'è silenzio e non ho nulla da fare. Ho passato tutta la giornata (anzi, metà perché una parte l'ho spesa al mare cercando di aiutare il cervello a tranquillizzarsi) a pulire casa per distrarmi, sai? L'ho pulita da cima a fondo, sentendo il mal di schiena e le gambe doloranti a fine giornata. Avevo anche le mani distrutte per i detersivi. Ho messo i guanti - so che ci stai pensando -, non ho idea di come si siano rovinate, ma ora va meglio, ho messo la crema e sono di nuovo morbide. Passare la giornata a pulire mi è stato utile, ma non del tutto, perché sei una costante. Sei il mio pensiero fisso e vorrei poterne essere felice, vorrei poter dire con un sorriso che si tratta di qualcosa di romantico, ma non c'è nulla di romantico perché sono pensieri preoccupati, ansiosi, nervosi. Non riesco a pensare di baciarti o di tenerti per mano o addirittura di fare l’amore con te, perché non posso permettermi di avere queste immagini solari e dolci mentre tu stai lì a rischiare la vita, quindi le mie nuvolette sono nere e grigie, anche viola, perché il viola è un colore che detesto. Come detesto il fatto che tu sia lontano da casa. Vedo tutte queste coppie felici e spensierate, vedo le frasi che si dedicano, le foto che postano e oltre ad essere terribilmente contenta per loro e per questo amore nell’aria, penso solo a te e a quanto mi manchi. Te lo giuro, Howard, mi manchi talmente tanto che a volte mi sento come se mi mancasse l’ossigeno nei polmoni. Sembra che io dipenda da te, ma la verità è che questa mancanza è amplificata dal fatto che ti trovi in un posto di merda, con gente di merda, che fa cose di merda ed io non posso e riesco a stare in pace con me stessa. Sento la tua mancanza perché vorrei poterti stare vicino mentre devi affrontare tutto quello schifo, per ricordarti che non c’è solo schifo nel mondo. Mi manchi perché non è quello il luogo dove devi stare, non ti appartiene minimamente, sei troppo umano per stare in mezzo a chi di umanità non ne capisce nulla. So che vuoi fare del bene, sai anche che io non condivido questo modo di fare del bene, ma puoi scommettere quello che vuoi sul fatto che io mi senta orgogliosa di te. Non per quello che pensano tutti, non perché stai lavorando per gli Stati Uniti, non perché vai in guerra e dovresti automaticamente rappresentare un “eroe”, ma perché sei un umano che sta lì più per difendere il popolo sottomesso a cui hanno imposto la guerra, che per fare guerra tu stesso. Sono fiera di te perché sai come si preme un grilletto, sai come si prende la mira, ma sai anche quando non usare un’arma e abbassarla perché conosci il valore di una vita e sai che è un otto orizzontale. Trovo comunque una certa difficoltà nell’accettare tutto questo, perché sei buono, sei un’essere umano e - come te, anche molti altri - non dovresti rischiare la vita. Un pensiero utopistico che continuo a ribadire, perché è tutto così assurdo. La notte è più tosta perché sono da sola, non c’è nessuno con cui parlare, con cui scherzare - come se mi andasse -, non c’è nessuno con cui potermi distrarre, con cui cambiare aria. Sono semplicemente io, sto da sola con la mia testa ed è tragico. Sono sola perfino con il mio corpo, perché non dormo con persone diverse da te. Di notte non mi farei mai abbracciare da qualcuno che non sia tu, perché le tue sono le uniche braccia che voglio intorno a me, il tuo respiro sul mio collo o sulla mia fronte è ciò che vorrei sentire, ma mi sto accontentando della tua maglia che utilizzo come pigiama. Non durerà mai due settimane, dovrò metterla a lavare prima, ma ho altre tue maglie nel mio armadio e anche se non profumano più di te, le userò comunque, almeno sei con me in maniera differente. Alla fine ieri ci siamo sentiti, per poco, ma è successo e ho tirato un piccolo sospiro di sollievo. Ora sono di nuovo ventiquattro ore che non ho tue notizie e sto guardando dei video sulle balene, magari mi aiutano a non farmi prendere dal panico. Non aiutano molto, se vuoi saperlo, ma in qualche modo devo pur sopravvivere e sto cercando mille modi per farlo. Nel frattempo mi manchi e non vedo l’ora di rivederti qui, dove nessuno può farti del male. "
( New York, 12.08.2018 ) “ Pensieri dell’1:49: · Sei la persona che mi fa ridere di più e senza troppi sforzi, anzi, senza nessuno sforzo; · I tuoi abbracci sono i migliori, hai il corpo più caldo, le braccia più accoglienti, sei davvero la mia casa; · La tua voce è calda, profonda e mi fa avere diversi mood. Mi fa intenerire, mi attira, mi fa venire caldo (molto caldo quando è profonda), mi tranquillizza, mi fa sorridere, mi fa sentire a casa; · La tua risata è contagiosa, buffa e musica per le mie orecchie; · La tua esistenza mi rende il cuore più leggero e più felice; · La tua presenza è fondamentale. Quando non ci sei crolla tutto. “
( New York, 19.08.2018 )
“ Caro Howard,
Questa lettera la imposterò come mi hanno insegnato a scuola perché ho questa strana voglia di risultare formale e di scrivere correttamente almeno per una volta. Vorrei chiederti scusa con largo anticipo se prima o poi terminerò le parole e non avrò più lettere da regalarti ad ogni mesiversario, ho il terrore di non riuscire a mandare avanti questa mia iniziativa e mi sento come se mi fossi intrappolata da sola in un vicolo senza uscita. Detta così sembra qualcosa di soffocate e pressante, in realtà è tutto frutto della mia testa e sto sbagliando a vederla in questo modo. So che non ti arrabbierai mai e che non sarai dispiaciuto se un mese dovessero non esserci dei miei scritti, ma a me piace essere precisa, è per questo che forse sento un po’ d'ansia. Al contempo credo che non mi stancherò mai di scrivere di te e per te, mi dai sempre motivi per pensare, per riflettere e finisco sempre per mettere tutto nero su bianco. Ho deciso di incastrare il mio amore per te tra l’inchiostro e il foglio bianco a righe, perché ti meriti di leggerlo e di sentirlo anche quando saremo vecchi e saremo troppo stanchi per poter essere in grado di ricordare per filo e per segno ogni frase pronunciata oppure ogni pensiero avuto. Ti meriti di leggere queste parole e di farle tue, perché se le tenessi per me stessa rimarrebbero solo mie nuvolette, mentre devono essere condivise. Sei costantemente nei miei pensieri e credo sia qualcosa di meraviglioso e tragico allo stesso tempo. Mi sono bastate due settimane per capire che io senza di te non posso più respirare e se tu per caso decidessi di andare via dalla mia vita impiegherei un’eternità per riprendermi. In realtà non mi sono bastate due settimane senza te, già il primo giorno ho sentito il mondo crollarmi addosso, il corpo pesante, il viso bagnato e una tristezza lacerante. Come sempre ti dico che questa è un’iperbole dovuta al tuo lavoro, dovuta al posto in cui ti trovi. Nessuna lacrima sarebbe scivolata lungo la mia guancia se tu fossi stato alle Hawaii con un tuo amico. In quel caso sarei stata sconvolta di vederti in un posto caldo e ti avrei mandato tante foto dei miei sguardi inquisitori e disagevoli. E forse sarei stata anche gelosa di tutte le belle ragazze e bei ragazzi con la possibilità di guardarti prendere il sole in costume. Tralasciando le sciocchezze e i momenti tristi, vi sono infinite lezioni imparate in queste due settimane di cui non farò un elenco immediato, ma ti spiegherò in maniera diversa ed esaustiva ogni cosa e forse, alcune, te le racconterò semplicemente continuando a vivere al tuo fianco quando sarà il momento giusto di parlarne. Ho imparato ad aspettare e ad essere paziente, anche se queste cose le sapevo già fare sono diventata ancora più brava a gestirle. Ho conosciuto i tuoi spazi, le tue necessità, la tua tristezza e ho imparato a leggere i tuoi occhi. Volevo entrarci piano, lentamente, con i piedi di piombo perché gli occhi sono fondamentali, ma mi sono innamorata dei tuoi istantaneamente e vorrei proteggerli dal mondo intero. Riesco a leggerli e a capirli, a volte questa capacità mi fa paura, altre vorrei solo poterti prendere il viso tra le mani e baciare i tuoi occhi, le palpebre chiuse e far assorbire loro l’amore che porto sulle mie labbra per te. Lo porto come se fosse un rossetto o un burro di cacao, però è meglio di qualsiasi trucco perché non va via e rende le mie labbra morbide e soffici pronte a regalarti emozioni e calore. Vorrei baciarti ogni parte del corpo. Ho imparato che se mi stai lontano, io ti desidero ancora di più ed è estenuante in alcuni momenti. Ora la tua mente potrebbe inciampare in immagini decisamente piacevoli e soddisfacenti per i nostri corpi, ma ciò che intendo io è forse un desiderio più semplice, delicato e mentale, che solo dopo potrebbe sfociare in qualcosa di passionale sul serio. Baciarti ogni parte del corpo implica spogliarti e a me questa sembra già un’ottima idea. Oltretutto, il verbo “spogliare” è forse uno dei migliori, non trovi? Privarti dei tuoi vestiti lentamente e alternando il mio sguardo tra i tuoi occhi e il tuo corpo mi rende inquieta, mi fa agitare il cuore, aumenta i battiti, ho le palpitazioni, perché proprio tu come persona sei un'emozione straordinaria. Toglierti gli indumenti di dosso non è semplicemente renderti nudo, è anche un gesto di fiducia che ci lega sempre di più, perché il corpo è personale e se tu mi dai il permesso di guardarti mi stai regalando parte di te, parte della tua mente, la tua intera fiducia. Ti spoglierei sempre, ti sfilerei la maglia o la camicia in ogni occasione possibile per poter posare le mie labbra sulla tua pelle, per baciartela con estrema cura, per baciarti ogni eventuale cicatrice che potrai riportare. Non mi interessano le imperfezioni della tua pelle, bacerei anche quelle per ore e ore. Ti spoglierei dei tuoi pantaloni e non vorrei finire per scrivere una lettera tendente al porno, ma immagino possiamo concordare entrambi sul fatto che solo rimanendo in boxer saresti lo spettacolo più bello e grande del mondo. Del mio mondo, per l'esattezza. A volte le persone sottovalutano queste azioni, come se fosse quasi scontato il dover spogliare il proprio compagno di vita, come se fosse dovuto, quando in realtà il consenso – almeno secondo me – è qualcosa di estremamente sexy, perché è l'ennesima prova di fiducia. Molto spesso le persone dimenticano che anche gli uomini potrebbero non essere consenzienti, ed ecco perché quando mi permetti di toglierti i pantaloni – o i boxer – io mi sento come se mi stessi facendo entrare nella tua testa: mi dai il consenso con i tuoi occhi e mi regali la tua anima senza rivolerla mai indietro perché sai quanto sono delicate e discrete le mie mani su di te e con te. “Vorrei baciarti ogni parte del corpo” e questo implica che voglio te nell’insieme, voglio ogni parte di te, voglio anche il più piccolo dettaglio, e mantenendo la storia del consenso, mi sentirei onorata di spogliarti completamente e di averti nudo davanti ai miei occhi e sotto il mio tocco. Ti tratterei con estrema cura e attenzione come si trattano quegli oggetti fragili, perché il tuo corpo è un tempio sacro che va saputo amare con calma e pazienza, con dolcezza e passione. Poserei le mie labbra su di te non con scopi particolari (più o meno), ma semplicemente con la voglia di essere presente ovunque, con la voglia di regalarti dei brividi e di farti capire che non venero solo la tua mente, non ho solo il tuo cuore, ma amo e rispetto anche il tuo corpo. Ed è ciò che ho imparato non avendoti intorno, perché semplicemente sfiorarti mi manca come l’aria. Le persone intorno a te tentano di toglierti la dignità in qualsiasi modo, ti potrebbero toccare con delle armi o direttamente a mani nude non avendo alcun rispetto nei tuoi confronti, mentre io ho imparato ad amare il tuo corpo nel modo giusto perché l’ho avuto vicino e l’ho visto mentre me lo portavano via facendomi sentire la sua assenza. Ti bacerò ogni parte del corpo quando sarai di nuovo tra le mie braccia, perché sei un tesoro, un essere prezioso, un’anima pura con un corpo straziato almeno quanto la mente che va amato fino alla fine dei suoi giorni. Ed io sono qui fino alla fine dei nostri giorni, perché ho capito che non importa quanto tempo starai via durante le missioni, io ti amo e ti amerò continuamente, ogni giorno di più, ogni mese di più, ogni anno di più. Quando mi hai fatto vedere il tuo corpo durante la video-chiamata ho sospirato. Era un sospiro di sollievo, ma allo stesso tempo mi sono intristita, perché sembravi stare bene, ma sapevo che ti servisse un abbraccio o avere semplicemente il mio corpo contro il tuo per risollevarti. Ti voglio chiedere scusa per come sono fatta anche se forse non dovrebbe essercene il bisogno, ma sono una persona fisica e non penso di poter mai cambiare questo mio aspetto. Ho scritto fin troppe righe riguardo il contatto fisico, ma lo sai, per me non è solo una questione carnale, per me stare nuda attaccata al tuo corpo significa che siamo una cosa sola in tutto e per tutto ed è l'atto d'amore più puro esistente. Non credo mi giudicherai mai per questa mia caratterista e sei una persona da cui cerco sempre di prendere esempio, perché amo da impazzire come i tuoi occhi e le tue orecchie si posano solo su questioni importanti e non metti bocca su cose che non ti riguardano minimamente. È per questo che grazie a te ho imparato a rispettare il tuo lavoro, a non inventare battute squallide, a non guardare con occhi giudicanti coloro che indossano le divise mimetiche. Ho imparato a rispettarlo, perché farlo equivale a rispettare te e mi stai facendo vedere ciò che fai da un altro punto di vista. È una prospettiva a cui non avevo mai fatto caso e mi rassicura, mi ha fatto capire che c’è chi vuole fare del bene sul serio, tipo te.
Ho imparato ad apprezzare le piccole cose più di quanto non lo facessi già, perché quando tornerai da me amerò anche avere le tue dita intrecciate con le mie e questo non risulterà più un gesto automatico fatto per far capire agli altri che siamo una coppia. Sarà un piccolo gesto che mi farà capire che sei con me e mi sei accanto in tutti i sensi.
Ho imparato a cedere alla tristezza e a non farne un dramma, perché è un sentimento che esiste e deve esistere per conoscere poi la felicità. Avrei voluto nascondere le mie nuvolette nere, ma immagino tu debba vedere anche quelle, perché non sono solo un arcobaleno, non lo sono quando tu stai in un posto tremendo con persone cattive e crudeli intorno. Non è facile vivere quando non puoi difendere e proteggere chi ami, soprattutto quando la crudeltà umana va oltre te stessa ed è così grande da schiacciare anche te. Non è facile starti lontano, non è facile niente di niente e mi sono aggrappata con tutta la mia forza ai momenti felici avuti con te finora per poter sorridere durante queste due settimane ancora non concluse. Ciò che si è concluso oggi è stato il nostro secondo mese di relazione. Io credo di avere una sorta di sfortuna che riguarda il secondo mese di ogni relazione, quindi avrei dovuto immaginare che anche con te sarebbe andata a finire “male” in qualche modo. Oggi non ci sei ed io sto qui a scriverti una lettera perché non è colpa tua e non vorrei mai e poi mai che tu i sentissi in colpa per questo motivo. Non ci siamo lasciati e non è nei nostri piani farlo, quindi questo secondo mese lo vivo con serenità e tirando un sospiro di sollievo perché mi ami ancora e mi vuoi ancora. Lo vivo pensando che sei il primo a farmi sorridere e a farmi credere di voler passare la mia intera vita al tuo fianco. Lo vivo pensando a quando volevi aspettare i due mesi prima di chiedermi di stare insieme perché così mi sarei fidata di te sul serio. Sei un uomo di parola, mi sono fidata prima del dovuto perché sono fatta così e perché i tuoi occhi mi sono sempre sembrati sinceri. In due mesi ho capito varie cose, per esempio che non sei tutto ciò che ho sempre desiderato, perché questo implicherebbe avere un‘idea precisa del tipo di ragazzo che voglio e che ho cercato per anni, mentre non è stato così perché sei entrato nella mia vita in maniera casuale e non ti stavo minimamente cercando. Sei arrivato stravolgendo tutti i miei piani, perché sei esattamente tutto ciò che è compatibile con quello che sono io. Sei il mio pezzo di puzzle mancante, sei la mia metà, sei l’oceano in cui io - una piccola balena - nuoto felicemente. E questo tipo di amore non lo si trova avendo dei canoni in testa che un ragazzo dovrebbe rispettare. È un tipo di amore che arriva nella vita e basta, viene da solo quando meno te l'aspetti e ti fa sorridere l'anima.
In due settimane mi sono resa conto di essere innamorata di te sul serio. Non avevo dubbi a riguardo, sia ben chiaro, ma capisci che in alcuni momenti questo sentimento diventa sempre più chiaro e palese, quindi ho capito di aver perso la testa per te. Forse “ho perso la testa” non è esattamente il modo di dire più azzeccato, non ho perso la testa, anzi, sei riuscito a metterla sulle spalle e a farmi crescere nella maniera che desideravo. La mia vita ha preso la piega giusta grazie a te, mi hai insegnato così tanto da maggio ad oggi e non voglio smettere di imparare. In queste due settimane mi sono sentita scombussolata e vuota, mi sono sentita e mi sento bloccata perché senza di te è come se fossi in grado di vivere, ma solo a metà. Quindi in conclusione c'è da ammettere che mi manchi. Mi manchi ogni giorno di più. Oggi è il diciannove e mi manchi ancora di più perché lo avevo immaginato insieme a te questo giorno, ma ti sto baciando nella mia testa e so che tu, nella tua, stai ricambiando e mi stai abbracciando stretta al tuo corpo.
Mi manchi più del dicibile e mi auguro che tutte queste lettere di luglio, chiuse in bellezza con questa che ora stai leggendo, ti piacciano. Spero ti facciano sorridere nonostante la  malinconia come linea guida in ognuna di esse. Spero ti facciano capire quanto tu sia importante per me.
La tua sola esistenza è tutto.
Ti amo come non ho mai amato prima,
Andrea. “
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sportpeople · 7 years ago
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In un girone che non spicca certo per tifoserie blasonate e interessanti da vedere, per i tifosi romanisti la trasferta di Londra col Chelsea conserva forse una piccola aurea di fascino rispetto alle altre due (sebbene quella col Qarabag sia stata spettacolare per la sua unicità e la sua particolare ubicazione geografica). Se non altro perché Stamford Bridge, a differenza dell’Emirates Stadium ad esempio, non è un impianto ultra moderno nella sua concezione e la tifoseria blues si porta dietro un’ormai anacronistica fama. Insomma, niente per cui stropicciarsi gli occhi, ma varcare la Manica dà sempre una motivazione in più.
I tagliandi riservati ai sostenitori capitolini sono 2.300 e, come immaginabile, sono stati velocemente esauriti in prevendita.
Non mi soffermerò per scelta su tutti i rumor che hanno preceduto e seguito questa gara. Fantasticando, descrivendo, blaterando e, perché no, anche ricamando su presunti incontri tra romanisti e napoletani. Non lo farò innanzitutto perché da sempre mi è impossibile descrivere un qualcosa che non vedo (e questo dovrebbe essere comune a tutti quei giornaletti da quattro soldi che per tre giorni consecutivi hanno tentato di spammare la notizia per ingrossare del 50 percento il proprio misero traffico).
Ma non lo farò soprattutto perché una delle poche regole del movimento ultras a cui ancora credo – e a cui crederò fermamente per tutta la mia vita – è quella del silenzio e della discrezione. Dispiace sapere che molti, oggigiorno, si siano fatti plagiare dalla tecnologia e utilizzino social, whatsapp e quant’altro senza comprenderne la potenza e, giocoforza, la pericolosità. Lo sviluppo multimediale è un bene prezioso per tutti. Diventa a dir poco mortale quando se ne fa uso improprio.
E qui chiudo.
Manco a dirlo è una giornata fredda e piovosa ad accogliermi una volta arrivato all’aeroporto di Stansted. Per me che porto ancora addosso i 26 gradi di Roma e la relativa maglietta a maniche corte è un colpo duro da digerire. Figuriamoci poi se ciò si concilia con un periodo della mia esistenza in cui ho iniziato a odiare il freddo e la pioggia manco fossero i miei nemici giurati.
Mentre l’autobus della National Express si immerge nel classico caos che preannuncia l’ingesso nella capitale inglese, cerco di pensare a quello che ho sempre invidiato a questa città: la moltitudine di squadre disseminate in ogni quartiere. Ognuna con la sua identità e il suo seguito. Ognuna col suo stadio e i suoi particolarismi. C’è chi viene a Londra per ammirare l’Arsenal, il Tottenham e il Chelsea. C’è stato un periodo della mia vita in cui ogni volta che vi ho messo piede ho velatamente sognato di rivedere giocare il Wimbledon risorto dalle ceneri di quel fetido mostro chiamato Milton Keynes o fare una puntatina allo stadio del Brentford.
Eppure, a differenza di altri miei desideri calcistici, questi non li ho mai assecondati fino in fondo. Chissà, forse manca quella spinta propulsiva che mi fa passare due o tre notti fuori casa, dormendo poco e vivendo alla giornata, per vedere un Dinamo Zagabria-Hajduk Spalato o uno dei tanti derby italiani. Mancano gli ultras da queste parti. E per me è una discriminante fondamentale. Sebbene ammiri la passione che i sudditi di Sua Maestà ripongano attorno alla sfera di cuoio. Del resto “l’hanno inventata loro” e, anche se di vittorie – almeno a livello di Nazionale – ne hanno viste proprio poche da (e pure dubbie, gol di Hurst docet), l’amore paterno che le riservano è innegabile.
Da Paddington a King’s Cross, passando accidentalmente per Piccadilly Circus, sono tante le sciarpe sangue e oro che sin dalle prime ore del pomeriggio sfilano all’impazzata. Se volessimo paragonare le trasferte europee a quelle italiane potremmo inserire Londra nella classica scampagnata a cui un po’ tutti vogliono partecipare. I prezzi più che accessibili per raggiungerla e l’impostazione mentale ormai abituata al viaggio dentro al continente hanno fatto il resto. Oltre a quello che accennavo in precedenza: il mito che resiste (almeno per me inspiegabilmente) attorno al pubblico britannico.
La Tube si inerpica lentamente fino a Fulham Broadway. La District Line è quanto di peggio ti possa capitare a Londra. “Sembra la Linea B!” sussurro tra il serio e il faceto a mio fratello. Effettivamente non ci va molto lontana in quanto a efficienza. Ovviamente è un’eccezione a un sistema di trasporti che fa impallidire quello romano, ma è un’imperfezione che fa piacere sottolineare. Solo per il gusto di smontare, a ogni minima occasione, questo alone di perfezione con cui molti italiani descrivono tutto quello che avviene da queste parti.
Più lo stadio si avvicina e più l’assembramento di steward si fa massiccio. A breve capirò che qua, ancor più di altri stadi visti Oltremanica, sono veramente loro a gestire il tutto. Nel bene e nel male.
Un commento voglio riservarlo all’ubicazione di Stamford Bridge: letteralmente incastonato tra i palazzi. Nel nostro Paese spesso si alzano polveroni e si creano problemi facendo riferimento alla difficoltà nel gestire l’ordine pubblico in stadi simili. Ecco, se vogliamo confrontare i due modelli e smentire le tante dicerie esistenti su quello inglese, potremmo cominciare proprio da qui: penso che finora a nessuno sia venuto in mente di smantellare la casa del Chelsea per un simile motivo. Ma, ancor meno, a nessuno è venuto in mente di vietare una trasferta o limitare l’accesso ai tifosi ospiti per carenze strutturali (in Italia avrebbero partorito anche questo lampo di genio, stiamone certi).
Mentre a destare la mia sorpresa è anche il prezzo applicato dalla società londinese agli ospiti: 35 pounds. Circa 40 Euro. Un passo indietro che rispecchia gli ultimi anni di contestazione serrata portata avanti dai tifosi locali contro il caro biglietti. Negli ultimi mesi, infatti, la Federazione ha imposto un tetto massimo di 40 pounds per i tifosi ospiti. Una scelta saggia, che arriva dopo anni caratterizzati da un progressivo ma inesorabile allontanamento della working class dalle gradinate. Una decisione che è praticamente opposta a quanto succede da noi in questo periodo storico. Basti pensare ai 40/50 Euro richiesti per tanti settori ospiti della Serie A. Senza dimenticare, ovviamente, che quando parliamo di Inghilterra dobbiamo tener conto di salari e costi della vita differenti. 35 Sterline per un biglietto  potrebbero esser paragonate ai nostri 20/25 Euro richiesti in settori ospiti come quelli dell’Olimpico di Torino. Anche facendo un rapido rapporto qualità prezzo/qualità stadio. Ognuno tragga le proprie conclusioni.
Prima della partita c’è da registrare qualche problemino tra tifosi giallorossi e polizia in zona Kensington. Ne farà le spese un supporter italiano, arrestato dai bobbies.
Tornando sulla petulanza degli steward, invece, segnalo diversi problemi a far entrare alcune pezze, ritenute da loro “non conformi alle misure consentite”. Mentre appare ormai ai limiti del ridicolo il messaggio presente sui biglietti: “Persistent standing is not allowed” (non è permesso stare in piedi continuamente). Basta guardare la Matthew Harding Stand e buona parte dello Shed End riservato ai londinesi per capire come ormai tale prescrizione non sia rispettata nemmeno più dagli inglesi. Del resto quella del ripristino delle standing area è una delle richieste più discusse da queste parti. Club e istituzioni sembrano essere pienamente favorevoli e l’ufficializzazione di questi spazi sembra sempre più prossima. Intanto lo Shrewsbury Town ha adibito una zona del proprio stadio a stending area e ciò fa ben sperare per le altre tifoserie, che auspicano un veloce effetto domino. Del resto anche la ferrea mentalità britannica conosce la logica. Che in questo caso è sicuramente quella del business (stadi più caldi costituiscono senza dubbio un maggiore spettacolo). Ma sempre meglio ciò che imposizioni assurde e bigotte. Stare in piedi non c’entra un bel nulla con la violenza. Sarebbe quasi superfluo ribadirlo, ma in questo mondo di moralizzatori e tuttologi mai entrati in uno stadio, val bene ricordarlo.
La casa del Chelsea al suo interno risponde alle classiche caratteristiche degli stadi inglesi. Ed è ovviamente molto bella a vedersi proprio perché – come accennavo in precedenza – è un impianto funzionale e perfetto per il calcio ma non scade nel pacchiano e nell’artefatto tipico degli stadi moderni. Ha una sua anima e una sua conformazione. Quanto basta per renderlo simbolo di un’identità. Lo sanno bene a pochi chilometri da qua quanto perdere questo sia deleterio e controproducente. Ovviamente mi riferisco al West Ham e al suo insensato e pessimo passaggio dallo storico Upton Park al dispersivo e inanimato stadio Olimpico.
I tifosi della Roma cominciano a farsi sentire già in fase di riscaldamento mentre quelli di casa sin da subito mostrano tutta la propria pacatezza/apatia. A tal merito evado immediatamente il commento su di loro: difficile giudicare un silenzio di almeno 87 minuti su 90. Veramente un ambiente inesistente, non me ne voglia nessuno. Ogni volta che metto piede in uno stadio inglese ne esco forgiato e rinfrancato pensando alle tifoserie italiane. Spesso ci lamentiamo (giustamente) del calo di passione e spettatori. Ma paradossalmente anche un nostro stadio mezzo vuoto produce più rumore di questi silenziosi templi. È vero che in Inghilterra non è mai esistito un qualcosa di simile al movimento ultras (hooligans è assai differente e a mio avviso non paragonabile al nostro tifo organizzato) e non c’è mai stata una vera e propria entità in grado di concepire un tifo continuativo e non spontaneo. Ma qua parliamo proprio di 40.000 manichini. Se qualcuno ancora osa parlare di “maestri inglesi” ne rimango davvero sconcertato. Se questi sono i maestri preferisco rimanere analfabeta a vita!
Di contro, ovviamente, sono gli ospiti a recitare il ruolo dei leoni. In uno stadio dove anche un sussurrio genera rumore amplificato è facilmente immaginabile come canti, manate e cori a rispondere possano rimbombare veementi. Volendo dare un giudizio più “tecnico” c’è da dire che il settore ospiti parte un pochino a rilento, impiegando un po’ di tempo per sistemarsi e prendere le misure del proprio spazio. Forse, mi permetto di dire, il posizionamento dei gruppi nell’anello superiore avrebbe giovato di più alla coordinazione del tifo (se non altro perché il secondo anello era occupato da più persone). Di certo l’avvio catastrofico della Roma non aiuta molto. I giallorossi dopo 37 minuti sono già sotto per 2-0 grazie alle reti di Hazard e David Luiz. Ci pensa un gran gol di Kolarov prima dell’intervallo a riaccendere le speranze e far mettere definitivamente in moto il settore ospiti.
Nella ripresa è infatti un monologo romanista. In campo e sugli spalti. Una Roma autoritaria riesce addirittura a ribaltare il risultato con una doppietta di Dzeko, provocando due tra le più belle esultanze viste negli ultimi anni. Hazard pareggia nel finale, stabilendo il risultato sul 3-3. Ma ormai il sostegno vocale dei supporter capitolini è lanciatissimo e non ne risente. Si vede che la conformazione dello stadio fomenta e inietta nelle vene la voglia di cantare e urlare. Si percepisce che lo stare attaccati al terreno di gioco può influire ancor più sull’andamento della partita. E non ci si fa sfuggire l’occasione.
A fine gara gli applausi sono tutti per la squadra allenata da Eusebio Di Francesco, che va a raccogliere i complimenti dai propri tifosi ancora impegnati nell’esecuzione di “Don’t take me home”, hit del momento per la Curva Sud.
Tempo di respirare le ultime sensazioni, mentre lo stadio si è completamente svuotato e i giardinieri sistemano meticolosamente le zolle, e anche per me è tempo di lasciare Stamford Bridge. 
Mi imbatto in una coda infinita davanti all’entrata dell’Underground. Tanto da optare per un autobus. Ci sono ancora tanti tifosi italiani in giro sebbene la pioggia abbia iniziato a bagnare copiosamente Londra. Devo attendere l’alt di Giove Pluvio per potermi incamminare verso Finchley Road e riprendere un autobus in direzione aeroporto. È notte fonda e per le strade ormai non v’è anima. Posso soltanto frazionare il mio sonno tra pullman e aereo prima di rimettere piede sul suolo patrio. Dove fortunatamente mi accolgono sole e caldo.
Simone Meloni.
        Chelsea-Roma, Champions League: la fame di stadio contro l’oblio dei “maestri” In un girone che non spicca certo per tifoserie blasonate e interessanti da vedere, per i tifosi romanisti la trasferta di Londra col Chelsea…
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Ancora qua, ancora sulla cresta dell’onda. Onda anomala, onda furente, onda che lambisce il mio corpo per poi diventare niente. E’ passato parecchio tempo dall’ultima volta che ho scritto. Sono… sono passati davvero anni, perciò vedrò di farti un bel resoconto completo, ok? 12 maggio 2014 - 11 maggio 2015 = lasso di tempo trascorso in clinica psichiatrica. Te ne avevo parlato, credo. Avevo riaperto facebook, ma temo di aver cancellato il profilo e aver abbandonato totalmente la mia vita sociale. Che cosa ho fatto in quel periodo..? Ho lavorato. Ho fatto la commessa in un supermercato, ho lavorato in un hotel (rassettavo le camere), e infine ho anche fatto la lavapiatti in un ristorante giapponese. Fino a qui sembra tutto molto bello, vero? Non lo è stato. Pian piano che il tempo passava mi sono appiattita, ingobbita nei confronti della vita, sono diventata grigia. Grigia, capisci? Una ragazza senza identità. Il lavoro era un buon modo per evadere dai pensieri quotidiani, era pura azione fisica che mi teneva abbastanza impegnata. Ma… poi? Poi cos’era la mia vita? Te lo dico io: non era niente. Ho chiuso i rapporti con chiunque. Mia madre chiedeva aiuto affinché badassi a Peter, ma a me faceva schifo, ha sempre fatto schifo, e allora no, arrangiati, io non ci sto, chiama Michael. Chiama… Michael… Ancora oggi mi fa male pronunciare il suo nome. Ancora oggi mi fa male pensare a lui, lui che mi ha mollato e che non vuole vedermi per nessuna ragione. Quando sono a casa di mamma e Stephen, se c’è lui io non posso starci, e se ci sono io, lui non viene. Ho sbagliato. Ho invaso la sua privacy anni fa, lo so benissimo, ma… ma l’avevo fatto per lui, per il suo bene, per cercare di aiutarlo in qualche maniera. Purtroppo però non devo essere stata tanto brava, perché a quanto pare anche a distanza di anni il mio intento non è stato capito. Il mio Knight, il mio cavaliere dall’armatura lucente… Vaffanculo. L’anno scorso, nel 2016, verso febbraio mi pare, ho deciso di riprendere in mano un po’ la mia vita sociale e quindi perché no? Volevo ripartire da zero, magari follemente. In realtà… in realtà non so bene perché io lo abbia fatto, ma credo sia stato perché volessi dare uno scossone bello tosto alla mia vita, riprendermi un po’ ciò che era mio, ciò che mi spettava. Non avevo più colori e quindi… quindi perché no? Ho creato un profilo su quei classici siti di incontri e così ho conosciuto B. B. era un uomo sposato, me lo ha detto praticamente subito, ma a me non importava. In quel periodo non… insomma… mi capitava spesso di pensare al sesso, ma non sono mai riuscita a toccarmi da sola. Ci ho provato, ma l’apice non sono mai stata in grado di sfiorarlo, anzi, dopo un po’ m’infastidiva. E… beh, era passato parecchio tempo dall’ultima volta che avevo fatto qualcosa, e i miei sensi erano un po’ all’erta. Avevo bisogno di sfogarmi, e anche se so quello è stato il gesto peggiore che potessi fare, quello più assurdo e sconsiderato visti i miei precedenti… non ce l’ho fatta. Non ho resistito. Non ho pensato. Ho agito e basta. E all’inizio era carino, mi divertivo. La gente non faceva che dirmi che ero bella ed io volevo crederci. C’è anche stato chi mi ha dato della schifosa soltanto perché non volevo uscire con lui, ma in quel momento nemmeno mi fregava. Avevo i miei psicofarmaci; bastavano loro a farmi sorridere. Così ho conosciuto B… Era un uomo dolce, simpatico, e sebbene fosse esagerato, mi sono concessa subito, la prima sera che ci siam visti, in un hotel. Da un lato mi maledico - come ho potuto? -  ma dall’altro lato ammetto di aver sentito un brivido, il brivido di fare qualcosa di pericoloso, il brivido della follia, un brivido che non mi accarezzava da tempo. Era un fremito che non mi sfiorava dagli anni del liceo, da quando ero una ragazzina stupida e scapestrata che faceva incavolare chiunque. Per un attimo mi sono sentita… viva. Viva e intera. Viva e capace di provare, ancora, qualcosa. Ed è stato bellissimo, anche se ero pronta a chiudere tutto quella sera stessa. In cuor mio sapevo che era stata una cavolata, una sciocchezza, che avrei dovuto chiudere il profilo internet e mollare quella roba. Sapevo che avrei dovuto essere più… diligente, più rispettosa nei miei stessi confronti, tuttavia… dopo anni ed anni che non mi sentivo bella, dopo anni ed anni che non provavo niente per me stessa, riscoprirmi viva mi ha… mi ha stuzzicata, credo. Lo psicologo non era molto felice, lo avevo capito, tuttavia mi ha incoraggiato, se così possiam dire. Diceva che dovevo prendere coscienza di ciò che gli altri pensavano di me, perché solo così potevo capire cosa fare per mostrarmi come io volevo. Ricordo ancora che mi disse qualcosa tipo… “Fino ad ora sei stata chiusa nel tuo guscio, Claire. Hai abitato nel tuo mondo, ma adesso è bene venirne fuori. Solo che sei una perla senza forma. Devi capire meglio chi sei, e per farlo hai bisogno di fare anche queste cose”. Diceva che… che avevo bisogno di esplorare, quindi anche se non approvava la mia decisione, disse che andava ugualmente bene. A me, comunque, dopo qualche settimana non mi entusiasmò più stare su quel sito. La gente cominciava ad essere pressante, e ben presto ritornai alla mia solita idea che tutti i bei complimenti non erano altro che la scusa per ottenere qualcosa, qualcosa che avevo dato a B - e a B. soltanto - nell’arco di una sera. Arrivai al punto da chiedermi che cazzo avessi combinato… Mi sentivo una puttana, anche perché B. premeva per rivederci ed io non volevo, tuttavia accontentii ad incontrarci perché dovevo dirgli che no, che basta, che non era proprio aria e che doveva solo lasciarmi in pace, che io sono una persona per bene. Com’è andata, chiedi..? Beh è andata come doveva andare, ovvero che mi sono lasciata infinocchiare. Al solito, no? Cosa mai potevo aspettarmi..? Dopo un litigio interminabile abbiamo fatto sesso, stavolta assai più violento della volta precedente, ma violento buono, non aggressivo. Non ho pensato a… a Lui… non ci ho pensato nemmeno per un attimo, e questo mi ha scombussolato ancora di più perché non capivo nulla. Sapevo che era sbagliato, lo sapevo terribilmente, ma la mia voglia veniva prima. E non era voglia di sesso e basta, era… era voglia di lui, di B, delle sue mani, delle sue parole, del suo modo di trattarmi, dolce ma crudele. Non c’era niente di psicopatico nel suo modo di fare, e se alla fine mi sono sciolta con lui, dev’essere solo perché era uno bravo. E ovviamente era un Dom. Questa cosa l’ho capita pian piano che ci incontravamo. Abbiamo parlato, ci siamo conosciuti meglio, mi ha fatto scoprire cose di me che nemmeno Michael era riuscito a farmi capire, e così… così stavamo bene e saremmo potuti durare tanto. Non mi aspettavo nulla di diverso rispetto al sesso, ma poi… poi sono arrivate le parole, le gentilezze, le promesse, i verbi al futuro… e mi ci ha fatto cascare, capisci? Mi ci ha fatto cadere. Sono scivolata nell’Amore con la stessa facilità con cui, correndo, cadi in terra su un pavimento bagnato. All’inizio era bello, piacevole, e lui mi faceva sentire come una vera principessa, ma poi… col tempo mi sono resa conto che fuori dalla stanza d’albergo non eravamo nessuno. Che non potevamo vederci quando volevo io, che non potevo scrivergli quando volevo io, che non potevo nemmeno salutarlo se lo vedevo per strada. E da un lato è ok, è vero, è comprensibile, il Dom era lui, ma se… se stava davvero per lasciare la moglie… beh… forse non come comportamento non era tanto normale, no? Alla fine mi ha solo illuso perché lui con la moglie non avrebbe mai chiuso, ed io non volevo essere solo una che si scopava in modi che la sua sposa non avrebbe mai accettato di sopportare. Non mi andava di essere il surrogato di qualcuno, ma quando lo capii era già troppo tardi, io mi ero già innamorata, e staccarmi da lui è stato un… un sacrificio non da poco, se così vogliamo metterla. Quindi niente, alla fine eccomi qui, più triste e più svergognata di prima. Non mi svenderò mai più, questo è certo, ma ancor più certo è che non crederò mai più alla parola dell’Uomo, maschio o femmina che sia. Per quanto mi riguarda… preferisco essere grigia, ora l’ho capito. Se mi manca qualcosa? Sì. Gli psicofarmaci. Ormai non li prendo più da tre mesi. Il dottore ha detto che non servono più, che sono totalmente guarita e che anche le sedute non serve più farle, anche se posso chiamarlo quando voglio. Ma sì, chiamarlo… come no. Non lo farò. Questa è stata solo l’ennesima prova che l’essere umano non fa che abbandonarmi. Che dire… ho riaperto facebook, ma eccetto qualcuno non ho più appigli. Non conosco nessuno e persino i miei familiari non mi accettano l’amicizia perché mi considerano matta. Che bella la vita, eh? Già, che bella.
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